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calo delle nascite
09 Ago 2021

In Italia si fanno meno bambini?

La pandemia di Covid-19, esplosa in Italia a Marzo del 2020, ha costretto la popolazione italiana a rimanere in casa per diversi mesi e molte famiglie a tornare a condividere spazi che non si era più abituati a dover condividere. Molte sono state le battute sull’aumento della natalità in questo periodo. Se questo aumento sarà effettivamente registrato per il 2020, lo scopriremo soltanto con i prossimi rapporti CeDAP, cioè i rapporti annuali sull’evento nascita in Italia curati dal Ministero della Salute, che illustrano le analisi dei dati rilevati per l’anno precedente dal flusso informativo del CeDAP, il Certificato di Assistenza al Parto.
Questi rapporti sono di fondamentale importanza per la programmazione sanitaria nazionale e regionale e costituiscono, a livello nazionale, la più ricca fonte di informazioni sanitarie, epidemiologiche e socio-demografiche relative all’evento nascita.
Per quanto riguarda l’anno 2019, i dati non lasciano ben sperare, sembra infatti che il calo delle nascite non si sia affatto fermato rispetto agli anni precedenti, soprattutto nelle regioni del Centro Italia, che presentano valori inferiori alla media nazionale. Nel 2019 il totale dei nati è stato pari a 421.913, quindi 20.763 in meno in confronto ai 442.676 del 2018.
Questa diminuzione va avanti ormai da 10 anni su tutto il territorio italiano con forti differenze tra una regione e l’altra, nonostante gli ultimi anni abbiano visto un rallentamento di questo trend. Secondo il Ministero della Salute, il fenomeno è dovuto in gran parte alla modificazione della struttura per età della popolazione femminile, e in parte anche alla minore propensione ad avere figli. Fino ad ora erano le cittadine straniere a compensare questo squilibrio strutturale, ma negli ultimi anni si è rilevata una diminuzione di fecondità anche in questa fascia di popolazione. I nati con PMA (Procreazione medicalmente assistita) sono infatti in aumento, con 3,06 casi ogni 100 gravidanze.
Abbiamo riassunto per voi un po’ di dati dal Rapporto CeDAP 2019:

Per cominciare, ecco un grafico che riassume le tendenze per quanto riguarda il tipo di visite effettuate in gravidanza e le strutture in cui avviene il parto con maggiore frequenza. Dai dati emersi dal rapporto, si nota un livello leggermente più basso dei parti cesarei rispetto agli anni precedenti. Un dato interessante è quello delle donne straniere che effettuano la prima visita oltre il primo trimestre di gravidanza, ne avevamo infatti già parlato nel nostro articolo sulla maternità nel mondo, dal momento che il ritardo della prima visita rappresenta uno dei fattori di rischio per le gravidanze. Riportiamo inoltre la percentuale dei casi in cui le visite ostetriche in gravidanza e le ecografie superano un certo numero, la percentuale dei punti nascita in cui viene effettuata terapia intensiva prenatale e alcuni dati sull'amniocentesi. Aggiungiamo che il numero di parti nel 2019 è stato pari a 414.000 (oltre seimila i parti plurimi), a fronte dei 435.000 del 2018.

I dati sullo stato delle madri tengono in considerazione anche le donne straniere, che come abbiamo detto compensano lo squilibrio strutturale nella popolazione femminile italiana, contribuendo al 21% del totale dei parti. Il rapporto rileva che circa la metà delle donne straniere che hanno partorito nel 2019 sono casalinghe, a fronte del 29% delle madri italiane. Il 55% delle madri italiane sono inoltre attualmente occupate, mentre il 14.2% è in cerca di occupazione. Altri dati contenuti in questo grafico riguardano il livello di scolarità delle madri al momento del parto. Per quanto riguarda l'età media delle madri italiane, è di circa 33 anni (superiore ai 31 al primo figlio). Le madri straniere hanno invece un'età media di 30,7 anni (28,7 al primo figlio).

Interessante anche vedere qual è la persona che le madri, italiane e straniere, scelgono di avere accanto a loro al momento del parto. Non è particolarmente sorprendente che il 93% di esse scelga di avere accanto il padre del bambino al momento del parto, ma quasi il 6% sceglie un familiare e alcune madri scelgono di avere accanto un'altra persona di fiducia che non sia un membro della propria famiglia. Un altro dato interessante che emerge dalle sale parto è quello relativo al peso del neonato al momento della nascita, compreso tra i 2,5 e i 4 chili nell'88% dei casi.

Altri dati interessanti non riportati nei grafici riguardano il tasso di natalità, che comprende significanti differenze da una regione all'altra (5,4 nati ogni mille donne in età fertile, in Sardegna, contro 9,9 nella Provincia Autonoma di Bolzano). La media nazionale del tasso di natalità invece è di 7,0 nati ogni mille donne in età fertile, con una media di 1,22 figli per donna. Questo dato è particolarmente rappresentativo se paragonato allo stesso dato del 2010, con 1,46 figli in media per ogni donna.

Il tasso di mortalità nel primo anno di vita è di 2,88 bambini ogni mille, con cause endogene legate alle condizioni della gravidanza e del parto, o malformazioni congenite nel bambino e fattori esogeni quali la qualità dell'ambiente igienico, sociale ed economico.

Come emerge dal livello di dettaglio dei dati inclusi nel rapporto CeDAP, di cui questa non è che una presentazione riassuntiva, si tratta di informazioni particolarmente importanti per la programmazione sanitaria nazionale, oltre che per comprendere gli sviluppi della società in cui viviamo. Per chi avesse interesse ad approfondire queste informazioni, il rapporto è disponibile su questa pagina del Ministero della Salute.


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